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IL CROWDFUNDING quale strumento di co-finanziamento delle autoproduzioni


Viola Niccolai

Ho incontrato Viola Niccolai in occasione di una sua mostra organizzata presso La Casetta dell’Artista. Circondate dalle illustrazioni, abbiamo scambiato alcune piacevoli riflessioni sull’arte che hanno ispirato le seguenti considerazioni.


Viola mi ha raccontato che oltre a realizzare progetti di illustrazione in collaborazione con case editrici, è fondatrice del collettivo di autoproduzioni La Trama (insieme a Francesca Lanzarini, Alice Milani, Alessandro Palmacci e Silvia Rocchi) che si occupa di promuovere singoli progetti e antologie aventi ad oggetto “un tipo di fumetto che si avvicina alla realtà”, come descritto sul sito http://tramette.blogspot.it.


Abbiamo riflettuto su come le autoproduzioni editoriali, un tempo fenomeno di nicchia, rappresentino oggi un settore in espansione. La Trama, Blanca, Teiera, Delebile, Squame sono solo alcuni dei progetti artistici auto-prodotti con notevole successo. In questo scenario si colloca perfettamente il Fruit exhibition, la fiera delle autoproduzioni letterarie che ha luogo nella città di Bologna e che, nella sua ultima edizione, ha visto la presenza di 6000 visitatori.


Un simile risultato è indice del crescente interesse di pubblico e autori per tale settore. Ragion per cui ho domandato a Viola quali sono - secondo la sua opinione - le motivazioni che conducono gli artisti ad intraprendere un’esperienza nel campo dell’autoproduzione: “L'autoproduzione ti permette di andare avanti in un progetto che puoi gestire in tutte le sue fasi, cosa che ha i suoi pro e i suoi contro. Io l'ho sempre considerata un'attività collaterale, che si affiancava in modo piacevole ad altri progetti lavorativi che prevedevano una collaborazione con case editrici, senza preferire l'una alle altre”.


In effetti, l'autoproduzione si caratterizza per la mancanza di un contratto di edizione stipulato tra l'autore e la casa editrice (per contro, previsto ai sensi dell’art. 122 e ss. della legge sul diritto d’autore). Di conseguenza, l'autore auto-produce la sua opera a sue spese e sotto propria responsabilità.


Tale autonomia creativa e gestionale reca con se una serie di vantaggi e qualche svantaggio. Il vantaggio più evidente è dato dal fatto che l’autoproduzione consente all’autore di conservare i propri diritti di utilizzazione economica sull'opera. Ciò si traduce, ad esempio, nella libertà di poter scegliere il prezzo di copertina, il periodo di pubblicazione della prima edizione dell'opera e l’eventuale edizione economica. Ed ancora, si traduce nella libertà di effettuare in autonomia il controllo delle copie vendute e calcolare i conseguenti guadagni.


Si badi bene, queste operazioni richiedono una maggiore capacità organizzativa da parte dell'autore, il quale dovrà occuparsi non solo dell'ideazione e realizzazione dell'opera ma anche dell'editing, della stampa, della distribuzione e della promozione: incombenze che all'interno di un classico contratto editoriale sarebbero a carico e a spese dell'editore.


A questo proposito, Viola mi ha confermato che: “il progetto non termina mai nel momento in cui il libro viene stampato, ma essendo diversi i canali di diffusione rispetto a quelli più tradizionali delle case editrici, bisogna dedicare molto più tempo alla promozione del lavoro una volta che il prodotto è finito, nell'ottica che non ci sarà una controparte che farà, dal canto suo, la stessa cosa”.


A tal fine, gli autori che intendono autoprodursi possono usufruire di canali “non convenzionali” finalizzati alla promozione e al finanziamento dell’opera. Basti pensare solo alla promozione attuata attraverso i canali social o alle piattaforme on line di crowdfunding.


E’ noto come proprio il crowdfunding sia il più utilizzato tra gli strumenti non ordinari di finanziamento. Consiste nella raccolta di somme di denaro tramite portali on line, volte a finanziare un dato progetto. Già conosciuto negli Stati Uniti sin dagli anni 90, il termine diventa di uso comune anche in Italia a partire dal 2005 con la nascita di “produzioni dal basso”, considerata la prima piattaforma italiana di finanziamento on line. Da questo momento in poi - complice soprattutto la diffusione massiccia di internet - il numero di piattaforme di crowdfunding cresce esponenzialmente e con esse nascono anche le diverse tipologie di servizio finalizzate a soddisfare differenti esigenze.


Oggi si contano almeno quattro tipologie di crowdfunding:

  1. La “reward - based” attraverso la quale il pubblico sostenitore del progetto riceve in cambio beni o servizi pensati come ricompensa, per un valore proporzionato alla cifra di denaro che si è deciso di donare.

  2. La “donation - based”, basata su un meccanismo di donazione pura in cui il pubblico sostenitore del progetto contribuisce al medesimo, senza ricevere in cambio alcuna ricompensa.

  3. La terza tipologia di crowdfunding è la “lending – based”: attuata tra persone fisiche e giuridiche, è basata su un meccanismo di prestito reciproco ad un tasso di interesse previamente stabilito.

  4. Infine, troviamo la tipologia definita “equity – based”. Introdotta in Italia con il d.l. 179/2012, si tratta di una forma di finanziamento basata sulla cessione di quote societarie a potenziali finanziatori che investono sulla società. Viene utilizzata soprattutto all'interno delle start-up innovative.


Le ultime due piattaforme sono in forte crescita. Tuttavia - al momento - i modelli più diffusi restano quelli di tipologia “Rewards” e “Donation”.


Le campagne di raccolta fondi si svolgono secondo due modalità: la modalità “Keep it All” a seguito della quale l'artista che ha proposto il progetto riceverà la somma raccolta fino all'ultimo giorno di crowdfunding al netto di una piccola percentuale trattenuta dal sito (esclusi i.v.a. e costi di transazione); e la modalità “All or Nothing” a seguito della quale, se l'obiettivo prefissato non viene raggiunto, i sostenitori verranno rimborsati e l'artista non riceverà alcuna somma.


Normalmente, le piattaforme trattengono una percentuale sulla somma ottenuta che può variare dal 5% all'8%, oltre i.v.a. e costi di transazione. Non mancano però esempi di piattaforme “virtuose” che non trattengono alcuna percentuale sulla somma ottenuta, come avviene su “Produzioni dal basso” e “Kapipal”.


Secondo il report 2015 realizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (per ulteriori informazioni, vedasi il sito: http://crowdfundingreport.telecomitalia.com) in Italia sono operative 82 piattaforme di crowdfunding. Di queste, almeno undici sono espressamente finalizzate al finanziamento di progetti riguardanti il mondo dell’arte.


Tra le diverse piattaforme di crowfunding artistico, oltre alle famose kickstarter e indiegogo, sono meritevoli di menzione le italianissime Beart(https://www.beartonline.com), BeCrowdy (https://www.becrowdy.com) ed Eppela (https://www.eppela.com/it). Tutte e tre dedicate al mondo dell'arte e tutte e tre di tipologia “Rewards”, basate, quindi, sul meccanismo di ricompensa sopra descritto.


A questo proposito, Viola mi ha raccontato che INDIEGOGO è stata la piattaforma scelta dal collettivo La trama per finanziare il progetto coppiemiste3#. Come rivela il nome stesso, tale progetto si compone di diversi albi, ognuno dei quali è' stato realizzato a quattro mani da una coppia di artisti.


La campagna di raccolta fondi (visibile al link: https://www.indiegogo.com/projects/coppie-miste-3#/)è stata un successo di pubblico e stampa e, in questo caso, lo strumento del crowdfunding si è rivelato una forma di finanziamento valido. Come spiega la stessa Viola: “Il crowfunding è stata la formula pensata per finanziare "coppie miste#3" e fino a quel momento non avevamo mai lavorato così. E' stata una prova andata a buon fine, ricevendo una buona risposta e una partecipazione che ci ha permesso di arrivare alla stampa. Nel suo metodo è un altro tassello che si va ad aggiungere al lavoro che riguarda quella sfera di autopromozione richiesta nell'ambito dell'autoproduzione, ma sicuramente può essere una forma di finanziamento valido”.


Più ambiziosi ed indirizzati ad una diversa categoria di sostenitori sono i progetti di equity crowdfunding del settore artistico, diffusi soprattutto negli USA. Essi sono basati su un meccanismo di investimento sull'opera d'arte tale per cui, solo in caso di vendita, il sostenitore/investitore otterrà una percentuale della stessa proporzionale all’importo finanziato. In tal modo, l’investitore diverrà a tutti gli effetti comproprietario dell'opera. Dedicata a questo tipo di investimenti è Art: I Curate(https://www.articurate.net/co-curate-the-future-of-art/), piattaforma che si propone di rivoluzionare il rapporto galleria d’arte – artista.


Stiamo dunque assistendo alla crescita di una nuova forma di “mecenatismo 2.0” che, grazie ad una formula innovativa e di coinvolgimento di massa, riesce a supportare i progetti artistici e a rimpiazzare il vuoto lasciato dalle istituzioni. Peraltro, la potenza del fenomeno è comprovata dal fatto che anche importanti istituzioni come il Louvre di Parigi, hanno promosso campagne di crowfunding per finanziare i propri progetti. Un esempio è la campagna “Tous mécènes!” con cui il museo ha finanziato il restauro della Nike di Samotracia.


D'altra parte, come evidenzia ancora il report realizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, gli utenti nutrono ancora qualche perplessità circa le modalità di utilizzo delle piattaforme. Si rileva come le problematiche siano conseguenti all'inesperienza dei promotori nel presentare le loro idee e gestire il proprio progetto. Accade, ad esempio, che gli stessi non intraprendano alcuna attività di promozione e raccolta sulla piattaforma, abbandonando il progetto a se stesso. Ulteriori dubbi sono causati, in certi casi, dal funzionamento poco chiaro delle piattaforme. In questo senso è auspicabile il miglioramento del servizio.


In conclusione, il crowdfunding sta attuando una vera rivoluzione dal basso che muove le basi dal concetto di cooperazione e co-creazione. L'efficacia dello strumento è data dal messaggio secondo cui tutti possiamo essere parte integrante dei progetti che ci interessano, tutti possiamo essere mecenati. Pertanto, tale strumento - se adeguatamente utilizzato - potrà essere un importante elemento di co-finanziamento dei progetti di autoproduzione editoriale ed, in generale, potrà rivelarsi un valido metodo di sostegno per l'arte.

Maria Paola Pinna

Avvocato


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* Immagine di Viola Niccolai

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